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Porta del futuro 2003
Da quando vivo a Gorizia mi piace passeggiare per le sue vie e per i grandi spazi verdi. Così spesso mi ritrovo al parco della Rimembranza. Un posto particolare dove sostare e riflettere, anche se la fontana ad acqua non potabile è piuttosto fastidiosa nel suo rumoreggiare.
Riflettere… un po’ difficile di questi tempi trovare un luogo dove poter rileggere i propri pensieri e pensare al futuro che ci attende. Le rimembranze qui in questa città le si ritrova ovunque, il segno della prima guerra mondiale è talmente profondo che non può passare inosservato. Così seduto in una panchina a mirare i grandi alberi penso e scrivo. Ricordo anche la strada per il cimitero comunale che è talmente pericolosa che conviene andarci con le quattro ruote. Ma cosa rappresenta il cimitero? Il luogo della "memoria storica", come questo parco della Rimembranza, dove soffermarsi per riorganizzare la propria vita. Ognuno di noi ha il suo modo di esprimere le sue emozioni e sentimenti è così nel luogo dove tutto finisce ci sono persone che piangono, pregano, si disperano, ridono, imprecano e anche bestemmiano ma dopo bisogna aver il coraggio di uscire e ricominciare a vivere il proprio futuro. Dove "tutto finisce tutto ricomincia" e allora invece di costruire monumenti ai popoli sarebbe meglio edificare una bella "porta del futuro", da dove rientrare nelle vita per progettare e costruire insieme il futuro delle nostre prossime generazioni le quali, frequentando la "memoria storica", potranno trovare in noi la forza per il loro vivere da uomini liberi, in questo immenso mare chiamato Umanità.
Renato Elia
Gorizia, martedì 21 gennaio 2003
La porta del Futuro 2005
A Gorizia troppi sono i segni che riguardano il passato funesto, ci sarebbe bisogno di qualcosa che indichi la strada verso il futuro.
Se osserviamo bene il parco delle Rimembranze, già cimitero della città dove oggi il monumento ai Caduti Goriziani, eretto negli anni venti, mostra le sue ferite del 1944, c'è uno spazio disponibile per poter installare una, piccola, fontana, con getti di acqua potabile.
Un simbolo direte voi.
Le religioni, i partiti e i diversi gruppi hanno i loro emblemi.
Nella "democrazia", però, i simboli sono sostituiti dalla consapevolezza di essere cittadini.
Consapevolezza che si acquisisce nella crescita "culturale" di essere portatori dei doveri di libertà e giustizia.
Non è facile conquistare questo stato interiore, privo di segni rappresentativi.
Essere democratici è qualcosa di più che credere in un distintivo, significa partecipare alla costruzione dell'umanità, rispettando i diritti di ciascuno.
Per questo motivo questa nuova fonte è importante; una base sulla quale bambini e adulti possano giocare, insieme, per crescere in un futuro di democrazia e di pace.
Renato Elia
Gorizia, 2005-08-20