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Condomini Solidali Diffusi

Vivi Gorizia > Archivio & Altro > 2015

 
XI   LEGISLATURA -  ATTI CONSILIARI – PROGETTI DI LEGGE E RELAZIONI
INTERROGAZIONE

Oggetto: << Sull’istituzione dei condomini solidali diffusi >>.
Il sottoscritto Consigliere regionale Rodolfo ZIBERNA (PDL-FI),

Premesso che in Italia come nella nostra regione, sebbene vi sia un’alta percentuale di famiglie proprietarie degli immobili in cui esse vivono, assistiamo parimenti ad un crescendo di richiesta di alloggi ad uso residenziale alla quale l’ATER non riesce a far fronte per mancanza di alloggi ed il mercato privato neppure a causa dei costi non accessibili
Visto che con il termine di “condominio solidale diffuso” si intende un progetto che aspira a creare una prima forma di comunità solidale, intrecciando famiglie diverse per far emergere bisogni comuni, fornendo supporto e strumenti per affrontare le tante fragilità nel contesto cittadino: più famiglie all’interno di più condomini che creano un tessuto di relazioni per avere delle risposte più forti e meno onerose ai propri bisogni; con il termine “diffuso” invece evidenziamo l’aspetto di solidarietà sul territorio e sulla pluralità di soggetti a cui ci si vuole rivolgere. Il principale punto di forza risiede nella creazione di relazioni durature
Rilevato che scopo dell’iniziativa è quello di avviare una forma di comunità in grado di auto-organizzarsi e condividere nel tempo le risorse, con l’aiuto di una rete di volontari e di operatori specializzati, facendo emergere bisogni comuni e predisponendo degli strumenti di risposta “solidali” ed accessibili;
Considerato che punto di forza diventa il setting in cui i bisogni trovano la loro risposta, da luogo “alienante” a comunità aggregante in cui bisogni, risposte e costi vengono socializzati.
Visti i risultati attesi, ovvero: far emergere i bisogni dettagliati di un territorio e dare un primo e profondo ampio set di risposte immediate; creare un fitto tessuto di relazioni che possa nel tempo continuare a incrociare bisogni e risposte comuni con maggiore efficienza; rendere “autonomo” il progetto grazie ai meccanismi di fiducia ed all’ empowerment della comunità locale stessa; creare una buona pratica replicabile
Precisato che un progetto tipo potrebbe rivolgersi, a titolo meramente esemplificativo, a 4/6 edifici in condominio, per complessive 40/50 famiglie, per combattere la solitudine, facilitare l’apprendimento, conciliare i tempi di vita-lavoro, creare opportunità di lavoro e nuovi strumenti comunicativi e di collaborazione reciproca e che il progetto prevede sei mesi di supporto diretto per rispondere ai bisogni delle famiglie e creare una rete dentro e tra condomini; questa fase dovrebbe essere preceduta da una breve fase di analisi, sensibilizzazione e instaurazione di un rapporto di fiducia. Seguirà una breve fase finale per favorire l’autonomia delle reti create.
Aggiunto
che questa proposta, da realizzarsi anche in via sperimentale, avrebbe anche lo scopo di risolvere il problema della necessaria conversione ad uso civile delle caserme dismesse, che diversamente rischiano di diventare cattedrali nel deserto, alla luce della crisi del mercato edilizio e più in genere della contrazione delle risorse disponibili sul mercato;

TUTTO CIÒ PREMESSO
INTERROGA

la Presidente della Regione e l’Assessore competente per sapere:
se condividano l’opportunità di dare vita sperimentalmente a questo progetto o progetto analogo ed in tal caso quali iniziative intendano porre in essere.
Trieste, 7 ottobre 2014    

                                                                   Rodolfo ZIBERNA
                                                                     (Consigliere Refionale FVG)




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